Fabrizio de Andrè

Cantico dei drogati


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Ho licenziato Dio gettato via un amore
per costruirmi il vuoto nell'anima e nel
cuore
Le parole che dico non han più forma né
accento
si trasformano i suoni in un sordo
lamento
Mentre fra gli altri nudi io striscio verso
un fuoco
che illumina i fantasmi di questo osceno
giuoco
Come potrò dire a mia madre che ho
paura?
Chi mi riparlerà di domani luminosi
dove i muti canteranno e taceranno i
noiosi
Quando riascolterò il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi che la sera raccoglie
Io che non vedo più che folletti di vetro
che mi spiano davanti che mi ridono
dietro
Come potrò dire la mia madre che ho
paura?
Perché non hanno fatto delle grandi
pattumiere
per i giorni già usati per queste ed altre
sere
E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle
prime ore
E soprattutto chi e perché mi ha messo
al mondo
dove vivo la mia morte con un anticipo
tremendo?
Come potrò dire a mia madre che ho
paura?
Quando scadrà l'affitto di questo corpo
idiota
allora avrò il mio premio come una
buona nota
Mi citeran di monito a chi crede sia bello
giocherellare a palla con il proprio
cervello
Cercando di lanciarlo oltre il confine
stabilito
che qualcuno ha tracciato ai bordi
dell'infinito
Come potrò dire a mia madre che ho
paura?
Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto
che sia
differente da quello della mia
vigliaccheria