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Mia moglie


C'era un grande disordine,
tu avevi preparato le tue valigie rosse
e con tono deciso chiamavi per telefono un tassì.
Era un sabato sera,
la tavola era vuota, le stanze sottosopra,
mi affaccio alla finestra
per essere sicuro che è proprio casa mia
Cosa sta succedendo? ti ho chiesto di cenare,
tu hai chiuso le valigie, ti sei appoggiata al muro,
senza guardarmi hai detto: "Io vado via".
Mi sono controllato, non ho cercato di fermarti,
sicuro che il tuo gesto non fosse verità.

Tu precipitasti nella mia anima.
Ricordi che ti chiesi "ma tu chi sei?"
e tu mi rispondesti "non hai capito".
tu mi rispondesti "io sono te", "io sono te".


Quanti lunghi giorni scoprendomi geloso
e tu non ritornavi, conobbi la tristezza,
la casa mi sembrava una trincea.
Il tempo mi pesava, cercavo di reagire,
sparavo alle illusioni, dormivo sulle spine,
vivevo alla giornata come un tempo.
Per telefono un uomo mi disse "licenziato",
neppure gli risposi, sai quanto me ne fregava.
La ruota era girata, non mi importava niente,
non avevo rimpianti, provavo indifferenza.
Se ho perduto tutto, dunque ti ho amata tanto.

Ma una sera d'inverno vagavo senza meta,
un anno era passato, guardavo nei negozi
sperando di incontrare qualcuna come te.
Invidiavo la gente che andava frettolosa,
nel senso più completo mi sentivo un estraneo,
decisi di cercare un vecchio amico.
Mi afferrarono un braccio,
in quella confusione pensai a qualche matto,
girandomi di scatto rimango sbalordito:
sei proprio tu, sei proprio tu, sei proprio tu.
Mi hai detto sottovoce "mi sento molto stanca,
ritorno dal lavoro, mi puoi accompagnare?"






 
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